PIRANDELLO  CHI ?


Vuole essere innanzitutto un omaggio a Memè Perlini, riprendendo appunto il titolo di uno dei suoi spettacoli più famosi. Un omaggio oltre che alla persona, alla passione teatrale, alla passione umana che muoveva e motivava gli artisti agli inizi degli anni 70. 
Ma quel fervore e furore creativo, che nasceva perlopiù nelle cantine, in una atmosfera di allegria surrealista, aveva fatto di Roma (allora si, Roma Capitale) un riferimento importante per la cultura teatrale e non solo. 
La depressione che spesso accompagna chi non sa più vedere un futuro innanzi a sé, vuole essere anche sinonimo dell’abbandono e del declino di quel fervore artistico, di quella passione. 
Lo spettacolo che viene proposto al Teatro Le Sedie di Labaro, un quartiere romano, fa rivivere per atmosfera la suesposta realtà. 
Il treno ha fischiato - La carriola - L’uomo dal fiore in bocca, sono novelle interpretate in assoluto rispetto del loro classicismo, ma sullo sfondo delle quali lo scenografo e regista Barna Szuda ha delineato ombre inquietanti ed effetti di luce che richiamano la lettura immaginifica che Perlini fece a suo tempo di Pirandello.
(E.P.)

IL TRENO HA FISCHIATO
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LA CARRIOLA
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L'UOMO DAL FIORE IN BOCCA
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  PASOLINI'S... “ I RESTI DELLA FESTA”
Nero integrale il delizioso teatrino Le Sedie. A contrastare il buio monocromatico palloncini sgonfi e stelle filanti sfatte, festoni multicolori al soffitto e bagliori da sfere cangianti. In una periferia qualsiasi di un qualsiasi paese un’orchestrina sul palco echeggia malinconica il morire di una festa che non vuole spegnersi (come fa una vita che si trascina languendo). Solitaria, addossata alla parete, scarsamente illuminata, una figura emerge a tratti con pudore. Un’anima esclusa dalla “festa”, dalla forzosa ricerca di oblio e distrazione, si affaccia in una confessione ininterrotta, tra dolore ed entusiasmi, dolcezze e disperazione in un’atmosfera magica creata dall’intreccio tra parola e musica. E una sensazione di vertigine di compassione – nel senso etimologico del termine – si dilata accomunando il pubblico mentre accoglie un invito, quello di affacciarci sull’abisso di un’intimita’ che si spalanca indifesa e fraterna. Intonazioni pascoliane riecheggiano mescolandosi ad una eco leopardiana in questo Pasolini lirico, inconsueto, tenero e crudele. Si svela cosi’ davanti a noi un’operazione raffinata nella sua estrema semplicita’, nella scenografia scarna e nella voluta emarginazione del protagonista che lascia tutto lo spazio del palco ai musicisti. Grande, intensa interpretazione di Enrico Papa, ideatore dello spettacolo, che ci regala uno sguardo diverso sul poeta e conquista una platea alla quale vengono concessi molteplici bis. Applausi ripetuti e a scena aperta all’attore e al complesso Le Nuvole Barocche (Giovanni Bocci – voce-tromba, Luca Menicucci – chitarra, Violetta Sala – flauto).

 

Carla dall'Ongaro
(Roma,1 Novembre 2015)

   dal 27 ottobre al 1 novembre ( Roma - Teatro Le Sedie )

 

"pasolini's"

 

di e con Enrico Papa 
e con Giovanni Bocci (voce/tromba), Luca Menicucci (chitarra), Violetta Sala (flauto). Con la partecipazione di Silvio Parrello (Er Pecetto-ex ragazzo di vita) , Gino Scarano barbiere -musicista del Quadraro , Mario Trombini detto "Cafesito" (ballerino del Pigneto)

Per ricordare Pasolini, nel quarantennale della sua scomparsa, Enrico Papa toglie le sovrastrutture che si sono sedimentate negli anni, alimentando un mito di Pasolini buono per tutte le bandiere e tutte le stagioni. PASOLINI'S potrebbe anche essere una rivista d’avanspettacolo che ricerca con forza il lato popolare di Pasolini, quel suo mondo di periferia e di emarginati che appare per lampi immaginifici rivoltando l’estetica del Novecento italiano.

SETTIMANA PASOLINIANA

Sei appuntamenti pomeridiani (feriali 18.30, festivo 15.30) con il cinema di Pasolini: con il commento di Luciano Muratori, Marianne Renoir, Andrea Pergolari.
27 ottobre: Accattone (1960); 28 ottobre: Il Vangelo secondo Matteo (1964); 29 ottobre: La ricotta (1963), La terra vista dalla luna (1966), Che cosa sono le nuvole? (1967); 30 ottobre: Edipo re (1967); 
1 ottobre: Porcile (1969); 1 novembre: Il fiore delle mille e una notte (1974).

PASOLINI PITTORE
In contemporanea con la settimana pasoliniana saranno in mostra i dipinti di Pasolini (riprodotte circa 40 opere) a cura di Stefania Minnucci

Padre nostro che sei nei Cieli, 
io non sono mai stato ridicolo in tutta la vita.
Ho sempre avuto negli occhi un velo d'ironia. 
Padre nostro che sei nei Cieli:
ecco un tuo figlio che, in terra, è padre...

 

 

 

 

 

 

 

 

...  e' un Pasolini diverso ,intimo, solo come sempre contrariamente alla  cultura borghese  che si sta buttando a capofitto nello speculare irriverentemente sui quarant'anni della sua morte.

 

La morte non è 
nel non poter comunicare 
ma nel non poter più essere compresi.

 

( Pier Paolo Pasolini «Una disperata vitalità»)

«Uno scrittore al suo meglio istiga alla lettura e qualche volta anche alla scrittura. Pasolini mi istigava a formarmi un'opinione in disaccordo con lui. Era un'intellettuale, la cui funzione è quella di rasentare i confini del pensiero, fornendo così al lettore il perimetro dell'argomento. Chi invece asseconda l'opinione prevalente, l'intruppato al centro, toglie dal suo impasto il lievito e il sale»

 

Da Erri De Luca, "La parola contraria", 2015, p. 21


  • Il link
     del sito web del 
    "Centro Italiano Di Poesia", per dare la propria adesione: Qui
  • La pagina facebook del "Centro Italiano Di Poesia": Qui
  • La pagina facebook di Eretico e Corsaro, che darà notizia di tutte le iniziative del centro: Qui

 

Centro italiano di poesia

 

L'invisibile nel visibile

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

13 Novembre 2014, h.18

Auditorium Piero Calamandrei

Via Correggio 43, Milano

 

  centro di poesia sant'emiliano

presenta

ENRICO PAPA

io e Montale...oltre la parola

 

 

 

 

 

(Lo spettacolo e' stato elaborato rispetto a questa estate, nel senso che a Padenghe sono avvenute  prove generali per quanto riguardava la scelta e la interpretazioni delle poesie. Ora lo spettacolo ha trovato un suo percorso drammaturgico con inserimenti di racconti  e di musiche paralleli  e complementari alle poesie)

 

 

 

LA  SETTIMANA  MONTALIANA  A ROMA

"io e Montale...oltre la parola"
"io e Montale...oltre la parola"

CORRIERE DEL WEB.IT    (3 Ottobre 2014)

 

Enrico Papa  con il Centro di Poesia Sant'Emiliano alla "Settimana Montaliana" 

 

 

         Enrico Papa con la sua luce, invoca e si ferma su immagini rubate alla realtà, immagini che di essa vogliono squarciarsi e "Non recidere forbice quel volto", inizia in un "freddo" che diventa calore vivo e sensazionale di poesia montaliana. La stessa luce che brilla negli occhi dell'attore Papa e in quelli di Papa uomo, perché forse in qualche attimo l'uno ha capito l'altro, e insieme hanno cercato il tempo e l' immenso nella poesia di Montale, eternizzando la poesia di speranza. Papa ferma il tempo di Montale, lo dilata e lo scandisce in una vita ancora pulsante, ancora viva, quella di Montale appunto.

Ascoltando Papa, si va come in crisi, si ascolta quasi la voce di Montale, la si assapora e la si condivide attraverso la bellezza della poesia.
Forse non esisterà un'altra interpretazione così profonda, così viva, così da portarci direttamente nella testa e nelle mani di Montale. Nella dimensione di Montale. Papa riesce a portarci in quella dimensione amata, anelata e angosciata da Montale, quella che sta lì, dietro l'angolo, dietro la realtà.

Quello che è certo è che entrambi, Papa e Montale ci consegnano alla vera realtà di ogni uomo che "sente", ovvero quella poetica.
Congedandosi Papa si stringe forte al maestro e ancora ci lascia la sua speranza, come un "girasole impazzito di luce". 

 

                                                                                                                                                                                                                (Miriam de Vita)

 

a  don Bruno Negretto

 La sensibilità e l'intelligenza di don Bruno si sono spinte sino a concederci di realizzare un sogno: potere usare di Sant' Emiliano non solo come centro di raccoglimento spirituale ma anche come luogo di raccoglimento poetico con la nascita del CENTRO DELLA POESIA

Grazie don Bruno ... ( purtroppo ora non ci sei più ... e con le nuove generazioni il sogno è svanito.)

 

 

 

 

 

 

 

 

Forse un mattino andando in un’aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco. 

Poi come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto
alberi case colli per l’inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.

 

(da Ossi di seppia, 1925)

io e Montale...oltre la parola


POESIA, SI COMINCIA DA EUGENIO MONTALE E NON SI SA DOVE SI VA A FINIRE. FORSE SI FINISCE A FEDERICO FELLINI E AL SUO ALTER EGO MARCELLO, E ANCHE A SERGIO LEONE E ALLA SUA PREFERITA, CLAUDIA CARDINALE...NON C'E' UNA FORMULA...AL TEATRO LE SEDIE, VICOLO DEL LABARO 7, ROMA...

...sono stato invitato da Enrico Papa e Andrea Pergolari per due giorni,mercoledì 1 e giovedì 2 ottobre. Loro sono i padroni di casa, diciamo così. Enrico, attore, dirà le poesie di Eugenio Mortale, un poeta che lui ama e che sta tornando a diffondere con intensità nel Nord Italia e ora approda a Roma, dove ha vissuto e torna volentieri. Enrico, ne ho già parlato, è uno di quei personaggi riservati che stanno riprendendo le strade della poesia. Mi ha chiesto, con Andrea, di fare due cose nella Settimana Montaliana: due pomeriggi dalle 18 alle 19-19.30 per aggiungere qualche idea sulla poesia e ho deciso di fare una proposta che sa di sfida. La poesia viaggia in superficie e in profondità. Io l'ho cercata in Maria Callas innamorata di Pier Paolo Pasolini, che non la poteva amare, in due miei lavori: il film "Non solo voce: Maria Callas" e nel libro "Così amavano, così ameremo?". L'ho cercata in un allegro e pensoso Fellini che ha rovesciato nel suo alter ego Marcello Mastroianni (grazie Giovanna per la bella foto) l'idea di se stesso, un ego poetico. A proposito: proprio in questi giorni Marcello avrebbe compiuto 90 anni). La poesia l'ho cercata in Sergio Leone che ha cominciato le sue fantasticherie nella scalinata di Trastevere da dove , bambino, precipitava su una sorta di slitta con atri bambini "sfruttando la pipì per andare veloci". Da allora ha continuato a inseguire le poesie alla sua maniera tra gli sposati killer dei western e nei suoi "c'era una volta", come ho raccontato in un libro e in un piccolo film. Dunque: alle 18 mercoledì 1 e giovedi 2 ottobre. E subito dopo, ma prima di tutto, alle 21 l' Eugenio Montale interpretato da Enrico Papa, bravo e generoso, In vena di vivere in poesia. 

Da “più in là” – Omelia del cardinale Carlo Maria Martini in occasione del funerale di Eugenio Montale (14 settembre 1981)

Dice il Vangelo che, stando Gesù per morire, il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra per circa tre ore. Qualcosa di questo buio doloroso che copre la terra e ci impedisce quasi di parlare, noi torniamo a esperimentarlo ogni volta che una voce a noi cara, che ha detto nel mondo parole che interpretavano i nostri pensieri, si spegne nel sonno della morte.
Eugenio Montale, per cui noi qui facciamo lutto e preghiera, è stato uno di questi uomini, in cui si è riconosciuta tanta parte di noi, della nostra inquietudine e della nostra ricerca. Perché egli ha avuto il dono di scavare a fondo nella vita dell’uomo, di esprimere cose che ciascuno sente dentro, ma non riesce a dire, perché le parole quotidiane sono troppo povere.
“L’argomento della mia poesia” egli affermava “è la condizione umana in sé considerata, non questo o quello avvenimento storico. Ciò non vuol dire estraniarsi da quanto avviene nel mondo, significa solo coscienza e volontà di non scambiare l’essenziale col transitorio.”
In questo momento doloroso, in cui il transitorio è davvero passato, volato via, e solo l’essenziale resta, in questo momento in cui il poeta ha realizzato quel suo “me ne andrò zitto, tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto”, salgono in noi tanti interrogativi rispetto a questo essenziale, rispetto al suo “segreto”.
Credo che noi siamo chiamati qui, in questo momento, a rispettare questo segreto, ad accogliere questo essenziale nella sua totalità senza volerlo precisare, accontentandoci di quei segni di speranza e anche di preghiera che egli ci ha offerto....
… il buio della morte di Gesù non è durato per sempre...
… Anche Montale è vivo, e non soltanto nel soffio ispiratore della sua poesia e nel rigore morale di cui ci ha lasciato l’esempio.
I credenti sanno che la certezza della vita annunciata da questo Vangelo non è solo cosa del passato, ma vale per ogni uomo, e che neppure la morte ferma il cammino di chi ha cercato con amore la verità, e, pur disperando talora di trovarla, non si è arreso in questa ricerca. “Volendo” egli diceva “vivere con dignità di fronte a se stesso, nella speranza che la vita abbia un senso che razionalmente ci sfugge, ma che vale la pena di sperimentare, e di vivere…” Perché, come egli ancora ci ha detto, “tutte le immagini portano scritto:più in là”.
Ora gli siamo accanto, lo sentiamo “balzato fuori, più in là”, sfuggito attraverso “la maglia rotta” da lui ansiosamente cercata nella “rete che ci stringe”…

 "...In ogni modo io sono qui perché ho scritto poesie, un prodotto assolutamente inutile, ma quasi mai nocivo e questo è uno dei suoi titoli di nobiltà..." (Nobel Lecture)

Grazie al GIORNALE DI BRESCIA per il continuo sostegno che da allo spettacolo.Anche grazie al suo aiuto ieri sera la pieve era piena con gente venuta  da Milano, Rovato,Pisogne, Asola....sono orgoglioso di questa impresa che vive sul passaparola e in un certo senso stupito di questa meravigliosa accoglienza e ringrazio di cuore tutti quelli che mi aiutano e la tengono in vita.

 

 

 

PORTAMI  IL GIRASOLE

 

Portami il girasole ch'io lo trapianti

nel mio terreno bruciato dal salino,

e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti

del cielo l'ansietà del suo volto giallino.

 

Tendono alla chiarità le cose oscure,

si esauriscono i corpi in un fluire

di tinte: queste in musiche. Svanire

è dunque la ventura delle venture.

 

Portami tu la pianta che conduce

dove sorgono bionde trasparenze

e vapora la vita quale essenza;

portami il girasole impazzito di luce.

pieve di sant'emiliano 21-28 agosto e 4-11-18-25 settembre
pieve di sant'emiliano 21-28 agosto e 4-11-18-25 settembre

 

"Viviamo in un mondo in cui il silenzio è sempre più raro, è un dono,  una conquista difficile da ottenere. Una delle caratteristiche della comunicazione moderna è quella di avere a disposizione molti segni, molte informazioni, molti suoni, spesse volte indistinti. Vediamo ogni giorno  crescere un rumore di fondo che ci circonda e qualche volta ci travolge. Il silenzio è una pausa nella quale siamo vicini a noi stessi, ci guardiamo dentro e recuperiamo anche la capacità di ascoltare gli altri. Il silenzio è necessario per imparare ad ascoltare, per cercare un suono impercettibile che si nasconde anche dentro la nostra psiche, dentro la nostra testa, dentro i nostri ricordi; quindi il silenzio è l’essenziale viatico per riuscire ad avvicinarci agli altri. Qualche volta siamo molto soli in un mondo molto rumoroso con tanti segni del tutto incomprensibili.

                                                         

                                                             Ferruccio de Bortoli

“Ho bussato disperatamente …” potrebbe anche essere il titolo di questo percorso di riflessione.

Nell' accoglienza austera e semplice di una pieve “dove le pietre parlano”, come ha percepito ed efficacemente comunicato Italo Moscati, lontani dal rumore che è sottofondo alle nostre vite e che nelle estati votate allo svago forzoso si amplifica, componiamo attraverso la parola di Eugenio Montale la trama del nostro esistere. La sua continua ininterrotta biografia poetica ci conduce oltre il contingente, là dove il “miracolo “, forse, può manifestarsi.

Siamo qui, voi e noi, per ascoltare un invito, per lasciare fuori da questo ambiente che ci accoglie - solenne,austero e semplice - il chiasso che avvolge e stordisce le nostre vite.

Cercare di entrare nel discorso poetico di Montale è lasciarsi condurre da quel filo che percorre tutta la sua opera, il suo lungo discorso “ininterrotto”.

La mia poesia non è un messaggio, è un invito alla speranza.

Una speranza che condividiamo in questo nostro incontro: speranza di godere della bellezza della poesia. 

Montale vissuto nell’esperienza delle nostre vite, la sua parola come parabola del quotidiano mistero che ci avvolge come nebbia che cerchiamo di penetrare, i suoi versi espressione del nostro stesso pensiero. Vissuta pertanto la poesia, non recitata, abbraccia un arco del percorso del protagonista che evoca così, grazie a un’immedesimazione con il poeta, i propri fantasmi. Sulle note della Sinfonia n. 5 di Mahler s’inseriscono le liriche montaliane con il loro bagaglio di sofferenza affrontata grazie alla più difficile delle virtù “la decenza quotidiana”, il coraggio del vivere. 

 

SULLE ORME DI MONTALE, DAVANTI ALLO SPETTACOLO DEL GARDA, E' TORNATO IL SOLE VERSO SERA CON STORIE CHE NON SCOMPAIONO NEL TEMPO...


Una volta si leggeva: nella ridente località affacciata sul Lago di Garda, un lago grande come un mare...Adesso, io scrivo che a Padenghe, presso una vecchia chiesa sulla collina, con il mare Garda a portata di occhi ho vissuto, abbiamo vissuto ore importanti: quelle che riserva la poesia quando arriva forte per merito delle storie pescate fra lontano passato, passato prossimo e presente; e quando si condividono immagini e parole con una platea di persone attente che non conosci. Qualche giorno prima lì avevano reso omaggio a Montale, poeta, Nobel. Una situazione come dire imbarazzante per me. Stavo in apprensione davanti a queste persone, nella sala del Centro di Poesia Sant'Emiliano; cercavo quel che volevo, dovevo, dire davanti a quei volti attenti, per presentare il mio libro "Così amavano, così ameremo?" e il film "Non solo voce: Maria Callas". Oplà. Tutto mi è venuto facile. Mi hanno convinto, aiutato, ispirato. Intensità. Passione per le passioni. C'è stata una coda di festa alla festa. Abbiamo festeggiato la storia fatta di tante storie, il luogo, la serata che si attardava sul lago e non voleva cedere alla notte. E' stato bello,anzi bellissimo. Lo si deve a Enrico Papa e alla moglie Stefania. Ho afferrato il pulviscolo di particelle di felicità e le ho mescolate al lungo tramonto. Adesso che mi sono svegliato, le particelle si illuminano ancora del sole della sera e del sole che è tornato dopo tanta pioggia. Grazie. (Italo Moscati)

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