Ancora apprestando la cena
Ancora apprestando la cena
parliamo delle cose di ieri.
Sai, come sciarpa tiepida
ho avvolto intorno al collo la pena
stranamente godendola.
Mi racconti i tuoi amori
quelli di oggi e quelli
che domani attendi,
l’amore grande che presto
venga a domarti
un lunghissimo tempo.
T’ascolto senza gridare
perché io devo capire
che un nuovo sole ti scalda:
io chiedo un silenzio
spalancato d’anima.
(Comprerò anemoni scuri
e gialla mimosa
per la mia stanza d’ombra).
Eravamo la goccia che chiude il mondo
e l’incauta felicità
la nota che s’alza dal flauto
e penetra il cielo. Tu vai
in questo febbraio di vento,
poi apprestando la cena
parliamo delle cose di ieri.
Canzone
Posso anche dire che l’amore è eterno,
che dura sempre se sta acceso dentro;
e vale anche l’amore di domani
e quello che chiamammo ieri amore.
Ed è amore andarsene in un treno
incontro al cielo che si veste d’ombre,
il vento che respira nelle foglie,
archi di luce a una festa lontana.
Ed è amore la voce nel telefono,
il ricordo improvviso che dispare,
il gesto, il giuramento che non vale
se tutto corre, muta, si tramuta.
Così ripeto che l’amore è eterno
perché ognuno ha bisogno d’amore,
mai smette di cercarlo il desiderio,
lo chiama nell’attesa che non cede:
amore che ogni giorno ci accompagna.
Nelle tue palme dischiuse
Nelle tue palme dischiuse
lascia ch’io posi stasera
questo mio sonno di lacrime.
Né sei più tu chi diceva
"andremo..sempre..." Tu vai
incontro ad altre parole
per strade che non conosco
ed io rimango a pensare
se tutto fu gioco.
Prima di essere re
e pane e flauto e barca
fui uccello dei cieli,
fiamma che guizza, vento:
io che il giorno degli ansimi
che la notte dei sogni,
mai non conosco quiete,
né mai smetto l'inganno
- uomo dai piedi lenti-
di ridurre la fine
dei mondi rotolanti,
delle stelle infinite,
alle poche stagioni
della mia voce esile.
Epifanie
Vengono ombre che s'appressano intente,
salgono in folla anche le non chiamate.
(Quali di esse amai, quali mi amarono,
e chi mi disse:"Andiamo", a chi risposi:"Sempre",
chi dopo tanto lasciai, da chi fui lasciato,
con chi percorsi una strada,di chi attesi la voce
e chi passò veloce dentro i miei giorni ?)
(Da molti aspettai vicinanze, da molti una guerra,
di quelli che più m'accostarono chiesi la morte
tanto così m'affamava la loro presenza.
Con tutti compii un tragitto
breve, inconcluso,
di alcuni conobbi l'ansia,
di alcuni il rancore,
per altri appresi un passato
di insidie, di incanti,
e chi chiamò piangendo,
chi rise e disparve).
Sostano finalmente
nella mia camera ombrosa,
si sovrappongono i volti,
sono confuse le voci,
al mio cauto richiamo
rispondono chiamando,
dal mio desiderio adunate
ripetono il loro apparire.
Tornano nel mistero
mai veramente toccate
- con loro fui quello che ieri
si aggirò nel recinto
annodando parole,
dalle parole vinto.
a Pier Paolo Pasolini
Ancora la vita
come fosse un altrove
da abitare nel sogno
e questa - di rabbie, di attese,
e pure cara, cercata -
la porta da valicare,
una vigilia, una sosta.
Ancora l'ansia,
come scura semenza
da concimare, annaffiare,
e in essa la mappa
per seguitare il viaggio.
( Un pomeriggio, a Sabaudia,
nella tua ultima estate
- dal terrazzo tua madre
chiama il mare che avanza-
maledici il catrame
dentro la sabbia, lungo la battigia,
e stupisci dell'olio
di uliva che smacchia ).