Segnalato dalla sua casa editrice Transeuropa che ha pubblicato nel settembre 2021 la sua prima raccolta poetica "piano piovono petali" 


"Una raccolta di poesie scelte e disposte per mettere in secondo piano un “io” e rappresentare più vividamente questioni e direzioni che forse possono riguardare chiunque. Negli anni cambiano i contesti, l'esperienza personale si apre allo scambio e al confronto, le vecchie domande trovano nuove direzioni; nasce l'intenzione di creare poesie che siano non solo oggetti belli, ma anche comunichino interrogativi, siano tese a indicare un qualcosa a chi è intorno, in un intento estetico non disgiunto da una pratica quotidiana e comune.
 
Luca Pilat (1994) è attualmente impegnato nella rete di servizi di salute mentale di comunità articolata nel territorio triestino, come volontario nell'associazionismo e come educatore nella cooperazione sociale. Questa è la sua prima raccolta poetica pubblicata."
 

     Alcune poesie estratte dalla silloge


Forse un mattino andando ...


Forse un mattino andando nell’aria di sempre,
fermandomi m’accorgerò ancora
di quante altre volte i miei passi
abbian già calcato quel cammino:
mi sovverrà dove sto andando,
i motivi che mi conducono,
quanto m’aspetta – mi chiederò cos’è mio;
quanto io aspetto – qualcosa esiste,
pensai, e tanto basta a rendermi costretto.
Ma non riuscii oltre – poi come su uno schermo,
torneranno i pensieri consueti:
e ancora andrò come non mi fossi fermato.

 
 

Trascorsi


Padre, ti rivedo in certi miei gesti,
in certi modi che ho di fare;
nello sguardo preciso che scruta sottile,
nel giudice e custode che ho di me,
nel suono del riso e nella festa di bimbo.
Madre, ti rivedo in certi miei gesti,
in certi modi che ho di fare;
nel volto pensoso che pare perso,
nell’ostinazione che serve a stare al mondo,
nel fare con cura che pare lì da secoli.
Padre, madre, già vivo questa eredità e
non riesco a pensare quanti avi in quanti gesti;
e se questo decisa fuga m’ispirava,
ora voglio riappropriarmi di ciò che sono,
fare un passo più in là delle storie in me occorse.

 
 
 

Quasi una preghiera

 

                              Trieste, marzo 2015

 

Cosa ci narrate,
punte dei pini,
che più il sole sapete
di noi che calpestiamo l’asfalto?
Cosa potete dirci,

cime dei platani,
che prime ed ultime
v’imbevete delle oblique luci?
Possiamo riuscire ad ascoltarvi,
frangiati aneliti della terra,
che muti e veri
accogliete il cielo tra i palazzi ...

 
 

[Questa è l’ora in cui ogni fronda s’indora ...]


                                            Trieste, Parco di San Giovanni

 

Questa è l’ora in cui ogni fronda s’indora
e ogni sguardo pur socchiuso s’accende:
cala il sole e ogni altra luce rischiara –

 
 

/frusciare/

 

siamo caleidoscopi,
mutare di colori,
scorci di mondi in ciascuno sguardo nuovi ancora;
e siamo transito, rapsodi di storie
da cui siamo cantate,
echi di voci e nomi,
siamo andare d’un fiume,
dei rivoli di quel ch’è e si dipana –
oceano siamo forse
e ogni cosa si muta e
si rimescola in altre
e ogni incontrar di corpi dipinge un verso ancora –
e oltre non so più dire –

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