Ti cercherò sempre
sperando di non trovarti mai
mi hai detto all’ultimo congedo

Non ti cercherò mai
sperando sempre di trovarti
ti ho risposto

Al momento l’arguzia speculare
fu sublime
ma ogni giorno che passa
si rinsalda in me
un unico commento
ed il commento dice
due imbecilli

 

Ti ho amata sempre nel silenzio
contando sull’ingombro
di quell’amore
e di quel silenzio
ed anche quando poi ci siamo scritti
la profilassi guidava la mia mano
perché ogni senso
fosse soltanto negli spazi bianchi
e nondimeno mi sentivo osceno
come se la più ermetica allusione
grondasse la bava del questuante.

Mai in ogni caso dubitai
che tu sapessi
finché scoprimmo insieme
di esser vissuti vent’anni nell’errore
tu ignorando
io presumendo
e allora in un punto è stato chiaro
che solo al muto
il battito del cuore
è rimbombante

 

 

Tu non ricordi

ma in un tempo

così lontano che non sembra stato

ci siamo dondolati

su un’altalena sola

Che non finisse mai quel dondolio

fu l’unica preghiera in senso stretto

che in tutta la mia vita

io abbia levato al cielo.

Se mi emoziona

pensare una targhetta sul citofono

con i nostri cognomi congiunti

se prima di addormentarmi

mi studio di variarla

in ottone

in ferro smaltato bombé

in plastica oro a caratteri rossi

in plastica grigia a caratteri blu

in cartoncino manoscritto

nell’antica striscia del dymo

immagina

quanto male mi faccia

pensare a un figlio in cui congiunti

fossero i nostri occhi.

 
 
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