Crepuscolo, ultime
disposizioni del giorno.
In lontananza,
su compenetrati dormienti,
turgidamente aurora.
Ma volge ogni cosa
al buio, tra luce e luce
disegni oscuri,
per un tratto siamo illesi
poi si sfalda la mente,
broncio e vertigini
nel sonno, i risvegli
dicono soltanto
sono le nove,
questa mela è matura.
da: “Tornare altrove”, La Finestra Editrice, 2016
Mi smarrii quel giorno
in un villaggio
– prego, non ridere –
come potrei smarrirmi
in un riverbero,
nell’erba tremula
a un ruscello, ne
l’inatteso suo sorriso,
donna che in un punto
fa delicato il mondo.
da: “Tornare altrove”, La Finestra Editrice, 2016
Non saprei
far cosa alcuna
se non tacendola
al cuore,
che d’opre altrui
non si contenta,
se stentati al paragone
i fatti, e macula il chiarore.
Vedo il lustro delle cose
polveroso, e se riguardo
il precipizio della Storia,
ripetizione,
unico argomento.
da: “Tornare altrove”, La Finestra Editrice, 2016
Quando un attimo si scioglie
dai doni del tempo
per una tregua, una luce
non rassomigliante,
noi, perduti senza desiderio
nel concavo dialetto
dell’infanzia, in venerati
nascondigli, nel pettine
dai denti disuguali,
ingannati sappiamo
di avere diritto.
da : Anima del vuoto, Bari, Palomar, 1993
Non crediate
l’opera d’un poeta
esaudita promessa
lieto fine – non è
che l’ultima rivalsa
d’una lingua,
la derisoria vacanza
di chi, perduto il lavoro,
con certezza del vuoto
riguarda vanamente
si torce le mani.
da: Penombra della lingua, La Camera Verde – Roma anno 2012.
Vieni scorrere accanto,
mia diletta, e non esser mai
de la stirpe dei ricordi.
Conosci gli sposi della rugiada
e, nella silenziosa chimica
dei boschi, coloro che
concedono il mondo.
Non nominare la scure.
da: Penombra della lingua, La Camera Verde – Roma anno 2012.
La devozione
con cui coltivi il vuoto
è inerme come il sonno.
Di quanti versi hai bisogno
per non muovere un passo?
Prodiga tua malinconia
e sgretolata arguzia
del pensare, sillabe contuse
indolenziti accenti,
mentre dilegua una volpe
immiserisce il prato.
Non si passa senza pena
dal tuo mondo al suo –
più dell’amicizia
ha gravità la Storia
da:Tacere fra gli alberi
Meglio consistere
in un gioco senza rivali,
inutile esultare abbattersi
aver pietà del futuro.
Invece, esser brutali
con i solenni idioti,
teneri con le sciocchine
in fregola, amorevoli
con lucertole scoiattoli
talpe porcospini,
attenti alle nuvole,
delicati con le ragnatele,
e specialmente indugiare
ove altri s’affrettano.
Chi mai non si rivolga
a un profumo di magnolia
nespolo mimosa,
merita di far carriera,
esser insonne, aver
una moglie adultera
ma poco sensuale.
Dirà dal letto di morte
ho fatto del mio meglio,
e lo supera il nulla
a cui non volle credere.
Piangere quei morti?
Si doveva farlo prima,
quand’erano contenti
non capivano, quando
ci disprezzavano
da: Tacere fra gli alberi