Tu sei e non era dovuto,
non abbiamo motivo di credere
a una disposizione delle stelle
che ci giustifichi, ci nobiliti.
Se ti fermi in qualche momento
puoi accorgerti che ti sfiora
per una serie di coincidenze
che non sono necessità-
La lingua per chi la ignora
non vale più di un verso,
siamo qualcosa di perso
e proprio per questo prezioso.
Tu sei e non era dovuto,
hai carne e puoi inventare un’anima,
la vita che oggi ti abita
è uno squarcio, un abisso, è fortuna.
Stringere finchè possibile
la fortuna d’esserci,
se fortuna rimane.
Pregare che un temporale
ti riporti delle voci,
non ti strappi nessuno.
Provare a darsi un cammino,
lieve peso sulla schiena,
spinta sino a scomparire.
Non so la forma,
non so l’andare,
se il cielo degli angeli
sia lo stesso delle zanzare.
un posto a cui tornare tutti i giorni;
non è semplice luogo il tuo profumo
che ora mi abita dentro
e in cui riposo.
Può spostarsi ovunque,
bosco e borgo,
strada di periferia, città
oppure paese.
Può essere spazio accennato
o distesa,
nel deserto o in tutte
le voci del mondo.
Può sembrare svanisca
e trova l’altrove,
rinasce nell’attimo in cui
pareva persa
come la vita che, se spezzata,
rifiorisce;
adesso casa è dove
ridono i tuoi occhi.