La grande paura
La storia della mia persona
è la storia di una grande paura
di essere me stessa,
contrapposta alla paura di perdere me stessa,
contrapposta alla paura della paura.
Non poteva essere diversamente:
nell’apprensione si perde la memoria,
nella sottomissione tutto.
Non poteva
la mia infanzia,
saccheggiata dalla famiglia,
consentirmi una maturità stabile, concreta.
Né la mia vita isolata
consentirmi qualcosa di meno fragile
di questo dibattermi tra ansie e incertezze.
All’infanzia sono sopravvissuta,
all’età adulta sono sopravvissuta.
Quasi niente rispetto alla vita.
Sono sopravvissuta, però.
E adesso, tra le rovine del mio essere,
qualcosa, una ferma utopia, sta per fiorire.
Passeggiata
Più in là
ci aspettano le foglie morte;
fermiamoci:
qui c’è profumo di rose.
Basta che tu non respiri
perché il futuro muoia.
Così tutto finisce
prima d’aver pianto.
Neanch’io respiro più.
Amo il corpo
Amo il corpo
Che ancora dorme voltato su un fianco
Quando mi sveglio al mattino.
Quello che resta con me solo un’ora
Mi tormenta più a lungo.
Ma non ne parliamo più.
L’amore si è decomposto nei lacrimatoi
Mentre voleva un dolore violento.
Il muschio si è spuntato sul ricordo.
Troppe volte, inutilmente,
Lo sguardo
Si è purificato durante la notte
La vena sulla tempia
Ha rinnovato il suo sangue.
Una lucida disperazione (Interlinea, 2016)
Evidenze
È evidente che un gesto
mai legato
a una forte esigenza
che avversione o amore
ridotti a disturbo e compiacenza
fanno dell’uomo
un protagonista
che appena abbozza
la sua storia dello spirito e del corpo.
(Da: L’uomo qui presente
Torino, Einaudi, 1966)
Esterno
Il paesaggio è pronto
per una bella
serata autunnale
che l’uomo asseconda
con ondosità tranquille
del suo passo mentale.
L’albero è là
il sentiero più sotto
il cielo lassù
lui in basso a destra
volendo potrebbe avvertire
queste nette, lucide
perfette distanze.
(Da: L’uomo qui presente
Torino, Einaudi, 1966)