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Se s’avvicina ciò che di me è stata
senza differenza tra chi ci fa nascere e chi ci abbandona
non è di poco conto una domanda
se non è di muoversi di stanza in stanza
ma occupar le stanze dire
non cerco strade non voglio camminare ma stare
in casa a più piani a più riprese d’ossigeno e di rose
dire: ce l’ho da fare

II

Se s’avvicina ciò che di me è stata
interrotta
allora mi allontana la sconfitta
come se non fossi stata io
convertita

ho fretta
voglio invecchiare
come la terra che sotto ha l’animale.

III

Se s’avvicina ciò che di me è stato
insonne sogno di clausura mio possesso lotta
per la supremazia dello spavento

allora trema e tremi la ragione
di uno stato terremoto
mio sesso nato da sesso uguale.

Forse quel muro ormai così gonfio di fili d’erba è qui per lasciarci
divenire
una volta che ci siamo toccati senza ritrarci
per aver affondato le mani nella schiuma

noi melograni d’amore spaccato

Ma cos’è l’amore che così dobbiamo chiamare tra noi il riconoscerci
sempre parenti
o così abbiamo chiamato il nulla o quel tempo e quello spazio
dove l’acqua e la terra divengono fango

 

il muro è così gonfio di fili d'erba
Davvero gli affetti ci legano ai nostri parenti ai nostri pensieri
ma siamo sempre noi che scegliamo di rimanere legati
noi più fragili dei mutamenti
quante volte prima delle frasi abbiamo chiesto confini
un rimprovero che ci desse dei limiti
Abbiamo chiamato nulla la distanza
che ci separa che ci tiene in salvo la vita
altre hanno chiamato amore quell'esserci toccati
senza ritrarci per aver affondato le mani
nella schiuma
Alcuni di noi riconoscono solo parenti
Davvero il cuore è l'unico animale che ci ha fatto uguali e possibili alimenti
per altre vite che a noi è sempre piaciuto immaginare giganti
Allora è come se fossimo destinati ad opporre resistenza
alle diverse correnti
come fosse un attrito a darci forma
Davvero il cuore è l'unico animale che ci ha fatti uguali
alle stelle

Queste stanze che diventano locande

sono le mie poesie

 

 le lascio con una leggerezza tale

da farmi godere

 

 perché non si dice mai che si gode a sparire

sono presa dalla voglia di lasciarmi attraversare

dalla nebbia mattutina della tua morte

a volte è questo il refrigerio

del ferro incandescente dentro l’acqua

Sempre ci salva un poco quel che accade
l’acerba giovinezza i suoi segnali

Certe inconfutabili passioni certe attrazioni certe
esistenze di cui eravamo fatti
Attesa allora è solo che svanisca
l’idea di possedere
per essere di nuovo
ciò che siamo

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