Ha smesso già di svegliarci il rumore
del mondo. I nostri piedi sono nudi,
scoperti, ché il lenzuolo è troppo corto.
Il nostro sonno è come una corrente
di risacca; per ore non riusciamo
a svegliarci. Trascorre la mattina
in una luce, una luce che è febbre
da fondale marino; sia destino
guardare tutta la vita da qui.
I morti tentano di consolarci
ma il loro tentativo è incomprensibile:
sono i lapsus, gli inciampi, l’indicibile
della conversazione. Sanno amarci
con una mano – e l’altra all’Invisibile.
*
Ho conosciuto un uomo che leggeva
la mano ai morti. Preferiva quelli
sotto i vent’anni; tutte le domeniche
nell’obitorio prediceva loro
le coordinate per un’altra vita.
*
Ai morti si assottiglia il naso.
Quando li sogni se lo coprono. È normale
vederli a volto coperto passare
dal corridoio al bagno alla cucina.
*
I morti – loro, l’ultima
didascalia del mondo
conosciuto – in colloquio
fitto tra un buio di falò e la resina
delle pinete a mare.
*
I morti cagano, pisciano come
i vivi. Solamente che faticano
a rispondere a tutte le domande
che gli vengono fatte. Preferiscono
ricordarsi di un nome,
scomporlo in sillabe, accorgersi che è il loro.
*
Lecito chiedersi come resuscitino
i morti e quale voce verrà data loro in dono.
E quale lingua e che corpo.
I morti hanno la febbre. Non è tempo.
*
Ci basterebbe credere a una riva;
a una luce che vada scomparendo
dietro gli scogli; o che un morto riviva,
che si perda tornando.
*
La pornografia dei morti
è un vuoto di finestra, un passo
tra la veranda e il giardino.
È quello che noi sogniamo tutto il pomeriggio.
*
La musica dei morti è il contrappunto
dei passi sulla terra.
da “In che luce cadranno”
I
Anche questo significa venire
al mondo in piena estate. Non soltanto
le feste disertate dagli amici –
ma ogni giorno contare, nel cortile
dei caseggiati popolari, tutte
le orme di gatto, tutte le radici;
e i rami mutili e le pallonate
a disperdere l’afa.
II
Ricordami, a settembre – come ricordi l’ultima
stanza della tua casa al mare, in fondo
al corridoio e piccola così
da contenere a malapena un letto.
Sarà il tempo per noi sempre più stretto
rifugio.
III
Campo
Un giorno la vedremo intera, questa
stagione. Basterà
un fuoco in spiaggia a memoria di festa
e il bagnasciuga a dire l’aldilà
delle conchiglie mai raccolte:
Controcampo
così tante – ricordi? – che per tutta
la notte ci hanno tormentato. In sogno
maree su maree di conchiglie.
Il letto ne fu invaso; le lenzuola
ci ferirono per tutto il tragitto fino alla spiaggia.
Da L’estate del Mondo, Marco Saya Edizioni 2020