
Tu non puoi
Tu non puoi
intendere le notti
del marciapiede,
la mia vita alla luce
delle insegne luminose:
erro, con passo
da soldato sconfitto.
La loro ombra
Splende
la piazza
già tranquilla
di cielo
e di botteghe,
ma quei ragazzi
andati al Venezuela
hanno scritto la loro ombra
lungo i muri.
Ridendo le ragazze
È dentro una nuvola il mattino
fra queste case calme, dove a volte
passa, nel lusso d’un raggio di sole,
un venditore d’aghi e di merletti:
il fumo sopra i tetti è già tranquillo,
vanno all’acqua ridendo le ragazze
e la freccia che indica oltre il ponte
nessuno sa dove voglia portare .
Calabria infame.
Solo
ma leale
servizievole,
ti cercherai
un’amicizia,
vorrai sentirti
un po’ civile,
uguale a ogni altro uomo;
ma quante volte
sentirai risuonarti
bassitalia,
quante volte
vorrai tu restare solo
e ripeterti
meglio la vita
ad allevare porci.
I pali del telegrafo
I pali del telegrafo,
ecco che c’è di nuovo
al mio paese.
Parole lunghe
traffici di prefettura
fonogrammi neri
che vanno e vengono
dalla questura.
Ma c’è di bello
che i passeri sui fildirame
se ne stanno a cantare
tutto il giorno
e a non saperne niente.
Mio sud
Mio sud,
mezzogiorno
potente di cicale,
sembra una leggenda
che vi siano
torrenti a primavera.
Mio sud,
inverno mio caldo
come latte di capre,
già si dorme
fratello e sorella
senza più gusto.
Mio sud,
pianura mia,
mia carretta lenta.
Anime di emigranti
vengon? la notte a piangere
sotto gli ulivi,
e domani alle nove
il sole già brucia,
i passeri
a mezz’ora di cammino
non hanno più niente da cantare.
Mio sud,
mio brigante sanguigno,
portami notizie della collina.
Siedi, bevi un altro bicchiere
e raccontami del vento di quest’anno.
Mio treno di notte
lento nella pianura
Battipaglia… Salerno…
mio paesano, stanco sulla valigia,
cane vagabondo.
Mio questurino
davanti a un’ambasciata,
potevi startene adesso in collina
e dare sotto le foglie il verderame,
sentire l’aria la terra,
le ragazze dell’altro versante
darti una voce.
Potevi essere
anche un perito agrario
se a casa potevano,
intenderti di migliorie, d’allevamenti,
e pensare un trapianto a primavera.
O forse eri solo un manovale,
lavoravi a giornate, forse non lavoravi.
Adesso un silenzio, il giorno:
da qui a lì, e niente succede.