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Tu non puoi

 

Tu non puoi

intendere le notti

del marciapiede,

la mia vita alla luce

delle insegne luminose:

erro, con passo

da soldato sconfitto.

La loro ombra

 

Splende

la piazza

già tranquilla

di cielo

e di botteghe,

ma quei ragazzi

andati al Venezuela

hanno scritto la loro ombra

lungo i muri.

Ridendo le ragazze

 

È dentro una nuvola il mattino

fra queste case calme, dove a volte

passa, nel lusso d’un raggio di sole,

un venditore d’aghi e di merletti:

il fumo sopra i tetti è già tranquillo,

vanno all’acqua ridendo le ragazze

e la freccia che indica oltre il ponte

nessuno sa dove voglia portare .

Tutto ho perduto, e ormai giace la sera.
Né la sera qualcosa può mai dire
più di quanto io e te ci siamo detti.
Se ci fosse una stella o un marciapiede
più di quelli che Dio ha stabiliti
non ha nulla da dire la mia sera,
la mia sera sepolta alle tue pietre.
E certamente una ragione esiste
se c’è un raggio di luna e il fiume scorre,
se la radio ora suona ed uno è solo,
ma la sera del mondo non sa dire,
perché il mondo è più triste dei tuoi spazi
e se nell’alba sbianca, ho già paura

Calabria infame.

 

Solo

ma leale

servizievole,

ti cercherai

un’amicizia,

vorrai sentirti

un po’ civile,

uguale a ogni altro uomo;

ma quante volte

sentirai risuonarti

bassitalia,

quante volte

vorrai tu restare solo

e ripeterti

meglio la vita

ad allevare porci.

I pali del telegrafo

 

I pali del telegrafo,

ecco che c’è di nuovo

al mio paese.

Parole lunghe

traffici di prefettura

fonogrammi neri

che vanno e vengono

dalla questura.

Ma c’è di bello

che i passeri sui fildirame

se ne stanno a cantare

tutto il giorno

e a non saperne niente.

Mio sud

 

Mio sud,

mezzogiorno

potente di cicale,

sembra una leggenda

che vi siano

torrenti a primavera.

Mio sud,

inverno mio caldo

come latte di capre,

già si dorme

fratello e sorella

senza più gusto.

Mio sud,

pianura mia,

mia carretta lenta.

Anime di emigranti

vengon? la notte a piangere

sotto gli ulivi,

e domani alle nove

il sole già brucia,

i passeri

a mezz’ora di cammino

non hanno più niente da cantare.

Mio sud,

mio brigante sanguigno,

portami notizie della collina.

Siedi, bevi un altro bicchiere

e raccontami del vento di quest’anno.

Mio treno di notte

lento nella pianura

Battipaglia… Salerno…

mio paesano, stanco sulla valigia,

cane vagabondo.

Mio questurino

davanti a un’ambasciata,

potevi startene adesso in collina

e dare sotto le foglie il verderame,

sentire l’aria la terra,

le ragazze dell’altro versante

darti una voce.

Potevi essere

anche un perito agrario

se a casa potevano,

intenderti di migliorie, d’allevamenti,

e pensare un trapianto a primavera.

O forse eri solo un manovale,

lavoravi a giornate, forse non lavoravi.

Adesso un silenzio, il giorno:

da qui a lì, e niente succede.

 

 

 

La Divina Commedia 

      (testo integrale)

LUIGI PIRANDELLO

PIER PAOLO PASOLINI

"pasolini's"

EUGENIO MONTALE

Io e Montale ...oltre la parola

Io e Montale... oltre la parola
Io e Montale... oltre la parola

GIACOMO LEOPARDI

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GIGI MAGNI - l'ottavo re di roma
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...io so' uno che sdrammatizza sempre tutto. Non sono come quelli che c'hanno "er problema centrale", che se straziano, che se buttano per terra. Faccio il mio mestiere cosi'... anche con una certa leggerezza.

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Amici,una sera prima della morte (ppp)
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La morte mi affascina.

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