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Biglietto di settembre


Questa pioggia che senti

giovane lungo i muri

picchia, se fai silenzio,
ai nostri vetri,

bagna inferriate e foglie,
crolla dalle grondaie,

allaga il buio,
cancella ponti e polvere

e scompare.

Luci distanti


Il muschio è quell’odore che non muta

la sua antica infantile identità,

come se fosse sempre ovunque Ortona,
nel silenzio notturno che qui scende,

camera d’un albergo di provincia,
luci distanti che dai vetri vedo,

se appena un po’ m’accosto dopo cena.
Cadrà sempre la neve in ogni tempo,

sarà bianca com’era, fresca e intatta,
nasceranno bambini dai suoi fiocchi

come piccoli uomini che vanno
al paese incantato inesistente

che ciascuno conosce, se rammenta
l’albero dai bei doni illuminato.

Sarò puntuale quando sarai notte

 

Sarò puntuale quando sarai notte,
starò dalla tua parte a ravvisarti
gli anni di molte insonnie e passi calmi.
Avrò quel viso che non so di avere,
dirò parole appena per fermarti
sull’unico confine che scompare.

 

(da La figlia che non piange, 2021)

Epilogo

 

Dalla porta del tempo passa il mondo,
dai suoi sentieri ignoti, dalle strette
vie degli istanti che non torneranno.
Dov’è che vanno, allora? A chi votati?
E quanto d’ogni umano si cancella?

Porto in salvo dal freddo le parole,
curo l’ombra dell’erba, la coltivo
alla luce notturna delle aiuole,
custodisco la casa dove vivo,
dico piano il tuo nome, lo conservo
per l’inverno che viene, come un lume.

 

(da Il prato bianco, 1997)

Ti mentirò ogni volta che saprai,
sarò la verità che ti si addice,
il timore di me che trema e geme,
l’ansia di abbandonarmi, la paura.
Non c’è davvero altro oltre quest’ora,
confine insuperato che ti avvisa
che nulla resta, nulla si consegna.
Il corpo perde ogni sua divisa,
la beltà delle epoche, la forma,
muta ad ogni stagione, si confida,
lascia le stanze dell’amore, sogna
tutti gli anni dei mesi che ha mancato.
Impara a consumarmi, a consumare
quel che non resta, quel che non si ferma;
ardi alla fiamma d’una vita spesa
finché non si fa brace d’oro in cenere.

 

(da L’ora felice, 2010)

Una residenza

                                   a Massimo Recalcati

 

Non c’è altro luogo, credimi, che questo,
tutto il bianco possibile, la pagina
e poi quelle formiche delle righe
a dire il poco, il molto che noi siamo,
ma non tanto di me e del passato
quando era l’unico presente che avevamo,
non tanto di una vita dice la scrittura,
ma di quel niente in cui te la riduce
e l’illusione precaria d’ogni verso
credendo di salvarlo almeno in parte
quel lucente frammento tolto al buio,
quell’oro di granelli che si perde,
quel segreto mistero inesistente.

 

(da La figlia che non piange, 2021)

Roma

Era luce d’ottobre il pomeriggio,
era il sogno sognato che s’avvera,
tu nella stanza che con calma accendi
la mezza sigaretta assaporando
il grigio fumo tra la bocca e gli occhi,
d’osso e cristallo il viso della voce,
nel labirinto di parole esatte,
asciutte come un lino teso al sole.

Ti guarderò da questa vita attesa

 

Ti guarderò da questa vita attesa,
a una fermata d’autobus, da un destino
che mi tiene lontano e sai che sono
più vicino che mai alla tua resa,
occhi che non si sporgono e non danno
luce che a chi la chiede,
sguardi che vanno dove tutto è niente,
a una finestra d’angolo, ad un cielo
di musiche e di voci tutto intorno.

Ah

 

Ah, il tempo che passa alle mie spalle,
sulle mie scarpe nuove, sulla pelle,
il giovane tempo che non ho incontrato,
il tempo abbandonato a mia insaputa,
quello smarrito lungo vie contrarie,
il tempo solitario d’ogni notte,
il tempo che mi viaggia e non ritorna,
tutto il tempo del tempo che c’è stato,
il tempo immaginato che perdòno,
quello di un’altra estate che scompare,
il tempo innamorato che è lontano,
il tempo che si volta e non si ferma,
il tempo muto che si fa guardare,
il tempo intero che non puoi pensare,
quello che prende solo per lasciare.

Epilogo

 

“Vigila, se tu puoi, sulla mia assenza.
Ovunque, dopo tanto, porto il passo
dello straniero senza patria e tetto.
Da questo luogo che non ha ritorno
ora so che azzurro è la distanza
che separa ogni vivere dal niente.
Salva quest’ora vaga del presente,
lo sguardo del pensare, il suo respiro,
il battito d’abisso e paradiso”.

Il filo
 
Sottovoce confesso
a te che ascolti,
come riavvolgo piano,
nella notte,
al mio rocchetto,
il filo.
 
(da "Il prato bianco, Einaudi)
Ci vorrà
tutto il tempo necessario
prima che possa anch'io
fare a meno di me
senza voltarmi,
andando,
per lasciare
 
(da "Il prato bianco")

La Divina Commedia 

      (testo integrale)

LUIGI PIRANDELLO

PIER PAOLO PASOLINI

"pasolini's"

EUGENIO MONTALE

Io e Montale ...oltre la parola

Io e Montale... oltre la parola
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GIGI MAGNI - l'ottavo re di roma
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...io so' uno che sdrammatizza sempre tutto. Non sono come quelli che c'hanno "er problema centrale", che se straziano, che se buttano per terra. Faccio il mio mestiere cosi'... anche con una certa leggerezza.

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Amici,una sera prima della morte (ppp)
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La morte mi affascina.

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