
Un’immersione nella giovinezza, un tuffo in un passato ricco di sfumature e luce e fermenti. La stagione del fiorire dei cinema d’essai, delle “cantine”, dell’incontrarsi, del discutere, del “partecipare”, della possibilità di espressione per tanti giovani talenti.
Di quell’epoca, di tutti quegli spazi artistici cosa resta?
Di quei luoghi che tanto hanno rappresentato per la nostra cultura e la nostra crescita?
Poco, molto poco. Ma in questo panorama così disperante un faro resta stabile, anche se minacciato: Il Teatro La Comunità in via Zanazzo a Trastevere.
E’ l’ultima sera della rappresentazione di “Femininum Maskulinum” e vedere tante persone in attesa sul marciapiede, in fila ordinata per acquistare il biglietto d’ingresso allarga il cuore, soprattutto perché in stragrande maggioranza giovani. Come eravamo noi.
Assistiamo a posti esauriti – molti aspiranti spettatori sono rimasti esclusi - a uno spettacolo coinvolgente, entusiasmante, di musica, ballo, mimo, recitazione. Una rutilante, colorata e colta pièce che mischia i generi e i toni: del cabaret e della commedia, del musical e del dramma, della leggerezza e dell’ “allarme”, della commedia e della tragedia.
Il tutto riferito a un preciso periodo storico: quello che dalla Repubblica di Weimar sfocia nella presa di potere di Hitler. Da un sogno di democrazia e libertà alla negazione di queste conquiste purtroppo effimere il passo è estremamente breve. E…

Come poter rischiare di perdere tale spazio? Fa parte della storia di Trastevere e della città tutta, un fiore all’occhiello dove i temi rappresentati, la scrittura e la messa in scena parlano di una impostazione precisa, la “cifra” di Giancarlo Sepe fondatore e anima di questa realtà.
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