Una bella manifestazione, un programma articolato e vario nel segno di Leopardi e dell’ansia d’infinito che ci contraddistingue e alla quale il poeta ha dato voce.
Nella Sala Maffeiana del Teatro Filarmonico, a seguire le premiazioni mattutine del Concorso nazionale di Poesia “Siamo fatti per l’Infinito”, nel pomeriggio veronese ha avuto luogo un evento nutrito e ricco di momenti interessanti, di musica e di parola.
Al concerto di Giovanni Nuti che ha interpretato poesie di Alda Merini e dopo il conferimento del Premio Catullo a Massimo Morasso, ha fatto seguito una interessante tavola rotonda, introdotta e moderata da Davide Rondoni sul tema che dava il titolo alla manifestazione, alla quale hanno partecipato numerosi poeti di varie nazionalità che hanno dato il loro contributo e la loro interpretazione sull’argomento del dibattito, alcuni rispondendo attraverso considerazioni personali, altri esemplificando tramite la lettura del testo di loro poesie.
Un pubblico attento e interessatissimo ha seguito la manifestazione a testimoniare la veridicità del titolo che la definiva e l’anelito che alberga dentro di noi di lasciarci cogliere dallo “stupore”, di sprofondare nei silenzi che racchiudono ogni rumore dell’Essere.
Scrive Charles Simić: “Il mio mestiere è tradurre ciò che non ammette traduzione: l’essere e il suo silenzio.”
Questo cerchiamo nella poesia: un tramite tra noi e l’inesprimibile.
Stefania Minnucci
Verona, 24 marzo 2018
Davide Rondoni