« Lei dunque capirà, signor Presidente, perché, quando eravamo ormai prossimi alle porte, l'ho chiamato con voce forte e sicura, la voce di quando ero giovane, dall'altra parte, e lui – sapevo che non avrebbe resistito – si è voltato, mentre io mi sentivo risucchiare indietro, leggera, sempre più leggera, una figurina di carta nel vento, un'ombra che s'allunga si ritira si confonde con le altre ombre della sera, e lui mi guardava impietrito ma saldo e sicuro e io svanivo felice al suo sguardo, perché già lo vedevo ritornare straziato ma forte alla vita, ignaro del nulla, ancora capace di serenità, forse anche di felicità »
(Lei dunque capirà, Claudio Magris, Garzanti 2006, pp. 54-55)
Questo dunque nel ribaltamento del mito di Orfeo e Euridice avviene nel testo di Claudio Magris: la donna, consapevole di non poter offrire risposte alle domande che, è certa, il suo amato le farà sul mondo “oltre”, si rende artefice volontaria dell’atto che la farà perdere all’uomo. E’ infatti sicura che la molla maggiore che lo ha spinto a cercare disperatamente di riaverla con sé risieda nella brama di conoscere il mistero che si cela ai mortali e che lei sa non esistere, in quel luogo così simile all’altro, quello dall’altra parte dello specchio, lì dove si muovono i vivi. Così, con questa consapevolezza di non essere in grado di poter donare alcuna fonte ispirativa al suo sposo, unita all’ accettazione del suo nuovo mondo del quale ormai condivide l’atemporalità, rinuncia a seguirlo e a riunirsi a lui.
Straordinaria figura alla quale ha dato voce un’attrice che ha saputo trasmettere con vigore il travaglio di una gamma di sentimenti spesso compresenti nell’universo femminile: la dolcezza dell’amore, la forza della dedizione, la rabbia della frustrazione, la consapevolezza dell’indispensabilità e il dolore delle umiliazioni.
Una presenza, una vocalità, una capacità di modulare e armonizzare tra loro i vari piani dell’intima essenza di questa anima di donna, hanno fatto sì che l’interpretazione di Elisabetta Pozzi, che abbiamo avuto la fortuna di ascoltare (e ammirare) al Centro Teatrale Bresciano, abbia donato un gioiello prezioso, un’esperienza importante al pubblico che è accorso numeroso e ha calorosamente dimostrato il suo apprezzamento e la sua partecipazione.
Stefania Minnucci