Nasceva 110 anni fa Sandro Penna, schivo, appartato cantore dell'amore e del desiderio omoerotico, tema costante in tutta la sua produzione poetica. Vogliamo ricordarlo tramite alcune sue poesie.
« Sempre fanciulli nelle mie poesie!
Ma io non so parlare d'altre cose.
Le altre cose son tutte noiose.
Io non posso cantarvi Opere Pie. »
Finestra
E’ caduta ogni pena. Adesso piove
tranquillamente sull’eterna vita.
Là sotto la rimessa, al suo motore,
è – di lontano – un piccolo operaio.
Dal chiuso libro adesso approdo a quella
vita lontana. Ma qual è la vera
non so
E non lo dice il nuovo sole
Forse invecchio, se ho fatto un lungo viaggio
sempre seduto, se nulla ho veduto
fuor che la pioggia, se uno stanco raggio
di vita silenziosa..
(gli operai pigliavano e lasciavano il mio treno,
portavano da un borgo a un dolce lago
il loro sonno coi loro utensili).
Quando giunsi nel letto anch'io gridai:
uomini siamo, più stanchi che vili.
Fuggono i giorni lieti
lieti di bella età.
Non fuggono i divieti
alla felicità.
Alta estate notturna.
Le tue finestre colme
di vita famigliare. Il mio silenzio
entro il buio fogliame.
Felice chi è diverso
essendo egli diverso.
Ma guai a chi è diverso
essendo egli comune
Il viaggiatore insonne
se il treno si è fermato
un attimo in attesa
di riprendere il fiato
ha sentito il sospiro
di quel buio paese
in un accordo breve...
Sempre affacciato a una finestra io sono,
io della vita tanto innamorato.
Unir parole ad uomini fu il dono
breve e discreto che il cielo mi ha dato.
a Eugenio Montale
La festa verso l'imbrunire vado
in direzione opposta della folla
che allegra e svelta sorte dallo stadio.
Io non guardo nessuno e guardo tutti.
Un sorriso raccolgo ogni tanto.
Più raramente un festoso saluto.
Ed io non mi ricordo più chi sono.
Allora di morire mi dispiace.
Di morire mi pare troppo ingiusto.
Anche se non ricordo più chi sono.
La vita... è ricordarsi di un risveglio
triste in un treno all'alba: aver veduto
fuori la luce incerta: aver sentito
nel corpo rotto la malinconia
vergine e aspra dell’aria pungente.
Ma ricordarsi la liberazione
improvvisa è piú dolce: a me vicino
un marinaio giovane: l’azzurro
e il bianco della sua divisa, e fuori
un mare tutto fresco di colore.
Felice chi è diverso
essendo egli diverso.
Ma guai a chi è diverso
essendo egli comune.
Come è forte il rumore dell’alba!
Fatto di cose più che di persone.
Lo precede talvolta un fischio breve,
una voce che lieta sfida il giorno.
Ma poi nella città tutto è sommerso.
E la mia stella è quella stella scialba
mia lenta morte senza disperazione.