Teatro Donizetti di Bergamo
Michele Placido
Giustamente è l’attore italiano più seguito ed amato, perché sa sempre dare al suo pubblico quello che il pubblico si aspetta da lui. E lui ricambia tale affetto e apprezzamento con altrettanta empatia, donandosi dal palcoscenico con grande generosità.
Abbiamo assistito a Bergamo, nella bella cornice del Teatro Donizetti, all’ultima replica de “La bottega del caffè” di Carlo Goldoni, nell’allestimento del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Goldenart Production e Fondazione Teatro della Toscana.
Sala gremitissima, non un posto disponibile, dopo una settimana di repliche che, pur coincidenti con il Festival di Sanremo che nel bene e nel male tende ad inchiodare nella poltrona casalinga le famiglie, non hanno assolutamente risentito di tale “avversario”; tant’è che tutte le serate hanno conosciuto la stessa grande partecipazione e affluenza con un tutto-esaurito.
La storia della commedia che ha come arco temporale una giornata e come ambientazione una piazzetta veneziana, con la sua bottega del caffè, una locanda, un negozio di barbiere, una bisca e la casa di una ballerina, vede svolgersi avvenimenti che coinvolgono più personaggi alle prese con problemi sentimentali ed economici.
La vicenda, peraltro ben conosciuta, ha due commentatori costanti che intervengono come artefici nel dipanarsi di tali avvenimenti su due fronti contrapposti: il “buon” Ridolfo, proprietario della caffetteria, che cerca di appianare i problemi e intervenire per cercare di risolverli positivamente e l’originale, maldicente, pettegolo don Marzio che con le sue esternazioni, un po’ ingenue, un po’ malevole, ma spesso molto prossime alla verità, anche se rivista e corretta dalla sua lente un po’ distorta, complica e ingarbuglia gli accadimenti e i rapporti tra gli altri personaggi.
Ma non tutto è sempre come appare e il tanto vituperato don Marzio, un po’ carnefice, molto vittima del proprio carattere, alza in realtà il velo su tante ipocrisie.
Un personaggio al quale Placido, a differenza dei suoi illustri predecessori (Salvo Randone e Tino Buazzelli), portando forse parte di se stesso, di una sua certa naturale vis comica e simpatia, ha donato umanità, colore e calore, giocando su una nota di malizia ingenua, non cattiva, propria forse all’età avanzata, di chi tanto ha visto e non ha più “peli sulla lingua”, distorce, probabilmente, ma è aderente alla verità.
Il pubblico ha apprezzato tanto tale interpretazione, gli applausi sono stati scroscianti e gli artisti richiamati più volte sul proscenio.
Placido ha ringraziato gli astanti e la città di Bergamo riconoscendole il meritato titolo di "Capitale della Cultura" e conquistando con la sua umanità una volta di più gli spettatori dei quali aveva già guadagnato il plauso attoriale.
Lo spettacolo continua la sua trionfale tournée.
Stefania Minnucci
Bergamo, 12 febbraio 2023